Mi trascino stancamente sul bordo del letto
sgualcito
una lama di luce fende il buio della mia stanza
uno squarcio di vita sottile che con sforzo
inaudito
alimenta la mia volontà
insufficiente energia di futura speranza.
Il busto si erge trascinato dal peso di gambe
inerti divaricate
lì fuori il buio svanisce nell’alba da poco risorta
le braccia sul bordo del letto sostengono paure già
radicate
tenebre oscure per una mente da lungo tempo
contorta.
Il capo traballa su un perno insicuro
un vaso ripieno di vuoti pensieri
nel petto si odono forti palpitazioni di cuore
battiti acuti e veloci
spontanee
reazioni agli umori più neri.
Aspetto paziente che passi il mio gelo e arrivi
l’amore.
Amore per te per il mondo impazzito
amore per un lavoro che è quasi sparito
un senso di vuoto mi afferra l’addome
stringendo in un crampo la carne per un tempo
infinito.
Sù riempi quel vuoto gridando al mondo intero quel
nome:
“Cristo” ritorna ti prego in questo mondo ferito.
Sollevo a fatica le tende di morbida pelle
palpebre stanche,
sipari ormai chiusi su scene di vita dimenticata
vele rigonfie
lucenti
ciglia di seta una volta di certo più belle
e guardo con timor l’inizio dell’ imminente
giornata.
Paura del mondo
riflesso di
specchio di vita ormai già passata
che ritorna minacciosa nel tempo presente
gelando distaccata i momenti sereni della giornata.
lungo tragitto di ore e minuti scanditi soltanto
dalla mia mente.
Mi alzo a fatica, immagino una triste giornata senza piacere
guardo nel letto la donna serena e dormiente
mi faccio coraggio, cosciente che in fondo è solo
un dovere
penso a mio figlio alla vita trascorsa e al suo
sorriso suadente.
La fatica che attende fuori dall’uscio in una nuova
giornata
sparisce d’incanto, al solo pensiero degli amici
più cari
amori presenti, affetti sinceri di una vita a me
dedicata
allora il mio corpo diventa leggero
e i grigi pensieri sempre più rari.
© Mario Italo Fucile
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