mercoledì 30 aprile 2014

I MILLE PEZZI DI UNO SPECCHIO parte I^



 
Com’è corto quel gonnellino bianco leggermente svasato,
che civettuosamente hai indossato
guardandoti allo specchio, vetro ingrato che non faceva certo onore alla tua bellezza.

Ti immagino sorridente mentre muovevi il tronco spoglio da ogni indumento
E già questo per me lacerava i miei occhi con grande tormento.
Roteando il tuo busto sui fianchi appena accennati,
Guardavi riflesso, soddisfatta il tuo giovane corpo ignudo, dalla vita sottile.

……………………………..E IO SOGNAVO…………………………...

Rimiravi i tuoi minuscoli seni, sodi, eretti come lo è anche il tuo  portamento
 giovine donna dalla pelle ambrata, mai sazia della vanitosa fierezza
 di una donzella consapevole della propria bellezza.

………………………………E IO SOGNAVO…………………………….

Sì, sapevi che il bianco avrebbe dato risalto al brunito colore della tua morbida pelle,
lucido manto sottile e vellutato di una donna felice della sua verde esistenza.
Ho visto lo specchio estasiato dinanzi a tanto splendore,
l'ho scorto come pur io, sorpreso ad ammiccare voglioso al fascino di tanto candore
bloccato e accecato dalla luce riflessa nei tuoi magnifici occhi.

………………………………..E IO SOGNAVO……………………………..

Un amico compiacente, unica figura maschile presente nella tua vita e in quegli interni,
a cui possa confessare i tuoi desideri reconditi, chiedere consigli paterni 
parlare del tuo impetuoso desiderio d'amore.
e mostrare impudicamente le tue grazie senza apparente timore.

………………………………..E IO SOGNAVO……………………………….

Quante volte uscendo dall'acqua profumata di rose come una Dea che si eleva 
dalle limpide acque di una gigantesca fontana di candido marmo,
hai rimirato vanitosa, davanti alla lucente superficie dello stesso,
il tuo corpo di acerba amante.

…………………………………E IO SOGNAVO………………………………

Penso a tutte i momenti in cui di fronte a quel vetro ammutolito di sì tanta meraviglia 
hai sorriso di gioia vedendo riflessa ogni curva del tuo corpo armonioso
girandoti maliziosamente porgendo le terga all'amico incarnato da corpo di vetro e membra di gesso. 
impaziente ed eroticamente  impazzito per il desiderio represso.

…………………………………E IO SOGNAVO……………………………….

Mentre felice, con le tue mani aggraziate e filiformi, accostavi i tuoi seni, rose  in bocciolo 
sollevandoli verso il cielo, perché li avresti voluti più abbondanti,
ma che invece avrebbero fatto la gioia di labbra di trepidanti giovani amanti.
Specchio, unico amico a cui è stato permesso d'entrare nella tua vita
a cui è concesso di godere della più dolce visione in questa terra distratta 
…la silhouette del tuo corpo visto di fianco nella sua interezza,…... ma con fatica

………………………………….E IO SOGNAVO………………………………….

Sognavo quell'alternarsi di curve dolcissime che le mie mani avrebbero voluto 
accarezzare anche con solo due dita…….

………...E IO, SOGNAVO, SOGNAVO,SOGNAVO, SOGNAVO,SOGNAVO…….


®© Mario Italo Fucile





                      

martedì 29 aprile 2014

IL TRADIMENTO DI UNA MADRE



L’amore non è per un solo elemento, che sia, un uomo, donna o animale,
il mondo o il firmamento.
E’ qualcosa che circonda in quest’universo ogni suo componente.
E’ una fantastica scia che ti avvolge in un tormento sereno e sconvolgente.
L’amore è come un insieme di strumenti che emettono, di un cantico,
un solo unico grande frammento.

Dolci entusiasti simboli fluttuanti, note che il cuore, nella sua completezza 
avvolgono, sollevando anche per un attimo quel velo di mesta tristezza.
In questo insieme melodico di sintonie primordiali….
Nel pentagramma d’incisi geroglifici e diagrammi musicali,……

L’amore non può essere certo gelosia e possesso,
Sarebbe l’unico modo per crearne un plausibile decesso.
La libertà è l’unico fondamento, che lo caratterizza come elemento,
La continuità è l’indissolubile, legame per l’altrui sentimento.

Gelosia, possessività esagerata e personale egoismo,
Rovinano questo magico sogno, assieme ad un egoistico altruismo.

Gioire è lasciar libera la mente di poter nei sogni spaziare.
Significa lasciare che le corde vocali siano libere e felici d’esprimersi.
Con versi d’amore, e dolci nomi di donne da poter con schiettezza nominare.
E seppur il nome non sia quello usuale, con questo cantico riuscir a cimentarsi.

Tutto ciò aiuterà a costruire un piccolo nido in cui potersi alla fine venerare.
Adorare è la consapevolezza che chi nasce non è figlio tuo ma sol del Creato,
Essere appena concepito, per il genitore già autonomo, e da ammirare.
Bimbo libero nell’immenso creato, uomo o donna responsabile a Dio e al proprio operato.

Tradimento è quello, di genitori impreparati che non sanno cosa insegnare.
 Che non ascoltano il suono celestiale, quello della semplicità e del dolore.
Non sono quelli che lasceranno i figli liberi ma senza negligenza alcuna, di poter serenamente errare.
Guidare con rispetto gentilezza affettività autorevolezza è il vero amore.

Ardore di donna è anche, con la morte nel cuore, quello di lasciarti girovagare,
Perché come altri, lui ha scelto un nuovo strumento da imparar a suonare.
Questo è il vero TRADIMENTO, voler a tutti costi idolatrare.
 Come fece Narciso.
Non tanto il partner, ma orgogliosamente la propria figura, che nello stagno troppo spesso compare.

In quell’acqua ricoperta da splendide profumate ninfe, con sguardo deciso.
 L’amore ossessivo di chi è stato troppo o troppo poco amato a questo lutto.
Non riesce più a far buon viso

Per loro essere amati, innalzati in cielo o approvati era l’insieme di un tutto.
Ora si crogiolano nel ricordo di tempi passati, con la speranza che un giorno.
Lui ritorni sconfortato e implorante o persino distrutto.
Forse scatterà la passione, cadranno i vestiti, non sarà vero amore,
Ma di questo, solo nel freddo piatto,è un semplice anche se piccante  contorno.


®© Mario Fucile

lunedì 28 aprile 2014

L'ARENA E L'ULTIMO FIORE




Torero, temerario sfidante,
in abito di seta di sfavillanti colori, fasciato
assapora già nel suo cuore,
suoni di squilli vittoriosi e di gioioso clamore
ma l’animo suo è assai preoccupato

Sbircia il matador, con aria ammirata,
la folla che applaude orgogliosa,
nella mano ha un bocciolo rosso,
segno di morte ma anche d’amore
lo getta fra gli spalti vicini,
non è un fiore comune, è una magnifica rosa

Una donna dal viso ridente baciato dal sole
capelli corvini, al volo l’afferra 
la stringe al suo cuore
l’adagia fra i seni prominenti,
vellutato regalo per il sicur vincitore.

 Il viso asciutto dell’uomo,
dal sole andaluso  del tutto abbronzato
scruta con professionale attenzione
quel grosso animale infuriato

Rivolge il toreador alla sua bella
l’ ultimo passionale suo sguardo,
sprezzante del pericolo a cui volge la spalla
 senza alcuno riguardo.

L’animale ferito nel corpo e nell’anima,
da un acuminato dardo, nel dorso infilzato,
si ribella all’inumana ingiustizia,
incorna con furia violenta l'esile corpo
 del coraggioso innamorato.

Sul terreno resta una macchia rossastra
dalla strana forma di rosa
è ciò che resta del suo coraggio
l’ultimo dono per la sua sposa.


© Mario Italo Fucile
Tutti i diritti riservati


domenica 27 aprile 2014

COPERTA INTRECCIO D'AMORE




....... Ti scorgo pensierosa dinanzi ad una tazza di liquido bollente,
Lo bevi, lo fai scivolare per riempire avidamente il tuo petto.

....... Il tuo fragile essere ha bisogno d’amore,
di notte ti manca qualcuno che scaldi il tuo letto,
Sei  nuda ricoperta di un velo di niente.

... Osservo il tuo corpo armonioso e assai attraente,
I capelli, il tuo viso, la tua bocca, la lunga chioma cadente
Sulle rotondeggianti spalle delicate e carnose.

... Un corpo di una donna a dir poco stupefacente,
Essere celestiale che vorrei baciar e stringere con mani curiose.
Quanto desio da parte mia, quanto amore, e quanta gaiezza.

Come ambirei essere una coperta che ti avvolga completamente,
 Per non lasciarti mai sola nel dubbio o nella tristezza,
 da rancori dettati da fasi passate e furiose.

Malinconie già passate che danno solo amarezza,
Un freddo interiore che una coltre nuova può mitigare,
Ti prego, avvolgiti di me e non farti mai più abbandonare.


®© Mario Italo Fucile