domenica 13 aprile 2014

LA FATICA DI VIVERE


Mi trascino stancamente sul bordo del letto sgualcito,
una lama di luce fende il buio della mia stanza,
uno squarcio di vita sottile che con sforzo inaudito,
alimenta la mia volontà, insufficiente energia di futura speranza.

Il busto si erge trascinato dal peso di gambe inerti divaricate,
lì fuori il buio svanisce nell’alba da poco risorta,
le braccia sul bordo del letto sostengono paure già radicate,
tenebre oscure per una mente da lungo tempo contorta.

Il capo traballa su un perno insicuro, vaso ripieno di vuoti pensieri,
nel petto si odono forti palpitazioni di cuore
Battiti acuti veloci, spontanee reazioni agli umori più neri
Aspetto paziente che passi il mio gelo e arrivi l’amore.

Amore per te per il mondo impazzito, per un lavoro che è quasi sparito,
un senso di vuoto mi afferra l’addome,
stringendo in un crampo la carne per un tempo infinito,
sù riempi quel vuoto gridando al mondo intero quel nome:
“Cristo” ritorna ti prego in questo mondo ferito.

Sollevo a fatica le tende di morbida pelle,
palpebre stanche, sipari ormai chiusi su scene di vita dimenticata.
vele rigonfie, lucenti ciglia di seta una volta di certo più belle,
Guardo con timore l’inizio dell’ imminente giornata.

Paura del mondo, riflesso di specchio di vita ormai già passata,
che ritorna affacciandosi minacciosa nel tempo presente
gelando, distaccata, i momenti sereni della giornata.
Lungo tragitto di ore e minuti scanditi soltanto dalla mia mente.

Mi alzo a fatica, penso alla triste giornata senza piacere,
guardo nel letto la donna serena e dormiente
mi faccio coraggio pensando che in fondo è solo un dovere
penso a mio figlio alla vita trascorsa e al suo sorriso suadente.

La fatica che attende fuori dall’uscio in una nuova giornata,
sparisce d’incanto, al solo pensiero degli amici più cari.
Amori presenti, affetti sinceri di una vita a me dedicata
Allora il mio corpo diventa leggero e i pensieri sempre più rari.

®© Mario Italo Fucile



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