Un viso smunto e minuto,
dalla fievole luce di un cero illuminato,
avvolto in un copricapo di un
tessuto grezzo, di grigio colorato,
Scendeva fra le pieghe da
esso formato, lungo le spalle di una fragile donna.
i suoi occhi per un attimo
hanno osservato un punto in una bianca
colonna
Dalla quale uno sguardo
vitreo ma dolce, l’osservava ,con le braccia allargate
I ferri conficcati nei palmi delle mani, e nei
dorsi dei piedi,
facevano del suo corpo un
insieme di carni insanguinate.
Lo bloccavano a quel marmo
arrotondato in una spoglia stanza priva di arredi.
I suoi occhi vitrei, ogni
cosa, nella piccola cella osservavano, fra queste le tristi ferruginose inferriate
intrecciate.
Lo sguardo di quella giovane
madamigella da suora novella vestita
Ora rivolto verso il basso
non era così luminoso, come comanda
un cuor innamorato.
Vi era qualcosa di strano nel
suo atteggiamento, come se dalla gola uscisse un canto gregoriano mal
accordato.
“Sono ancora la tua Sposa o Cristo”, sei tu che di questo ruolo mi
hai investita.
In cuor suo sapeva che la passione
aveva prevalso, sul giuramento una volta divino.
Udì il rumore ferroso di una
chiave che girava nella toppa del suo portoncino.
Un cigolio flebile che nel
silenzio per tutte suonò come triste avvertimento
Una mano, forte sicura e
nervosa, spalancò quella porta e un uomo calpestò con lerci stivali , quel
sacro, oscuro, pietroso pavimento.
Gian Paolo Osio si avvicinò
alla tremante sua giovanissima consacrata dama
L’afferrò per la vita l’adagiò
su quel sacco di foglie rinsecchite, cucite in un telo
La monaca di nome Maria si sfilò
il copricapo con frenetica irresistibile brama
Lo pose sul volto lacrimante
del Cristo, come se fosse un secondo misericordioso velo.
Che alla sua vista coprisse
l’accesso irruente, di peccaminosa passione.
Unico modo affinché diabolici
amanti fra interminabili sospiri raggiungessero.
Con la liberazione di
trattenuta energia del corpo una stupenda condivisione.
Qualcuno sospettò che i loro
corpi con troppa frequenza si aggrovigliassero
Quella sfortunata donzella
non riuscì per molto a reprimere le sue intense umane passioni,
per questo motivo, la
sciagurata passò la sua vita fra sensi di colpa, ricordi piacevoli e umilianti
infiniti inutili e ripetitivi rimpianti e rimorsi in infinite giornaliere riflessioni.
infiniti inutili e ripetitivi rimpianti e rimorsi in infinite giornaliere riflessioni.
®© Mario Italo Fucile
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