domenica 20 aprile 2014

UNA SUORA E LA SUA CROCE




Un viso smunto e minuto, dalla fievole luce di un cero illuminato,
avvolto in un copricapo di un tessuto grezzo, di grigio colorato,
Scendeva fra le pieghe da esso formato, lungo le spalle di una fragile donna.
i suoi occhi per un attimo hanno osservato  un punto in una bianca colonna

Dalla quale uno sguardo vitreo ma dolce, l’osservava ,con le braccia allargate
 I ferri conficcati nei palmi delle mani, e nei dorsi dei piedi,
facevano del suo corpo un insieme di carni insanguinate.
Lo bloccavano a quel marmo arrotondato in una spoglia stanza priva di arredi.
I suoi occhi vitrei, ogni cosa, nella piccola cella osservavano, fra queste le tristi ferruginose inferriate intrecciate.

Lo sguardo di quella giovane madamigella da suora novella vestita
Ora rivolto verso il basso non era così luminoso, come comanda
un cuor innamorato.
Vi era qualcosa di strano nel suo atteggiamento, come se dalla gola uscisse un canto gregoriano mal accordato.
Sono ancora la tua Sposa o Cristo”, sei tu che di questo ruolo mi hai investita.

In cuor suo sapeva che la passione aveva prevalso, sul giuramento una volta divino.
Udì il rumore ferroso di una chiave che girava nella toppa del suo portoncino.
Un cigolio flebile che nel silenzio per tutte suonò come triste avvertimento
Una mano, forte sicura e nervosa, spalancò quella porta e un uomo calpestò con lerci stivali , quel sacro, oscuro, pietroso pavimento.

Gian Paolo Osio si avvicinò alla tremante sua giovanissima  consacrata dama
L’afferrò per la vita l’adagiò su quel sacco di foglie rinsecchite, cucite in un telo
La monaca di nome Maria si sfilò il copricapo con frenetica irresistibile brama
Lo pose sul volto lacrimante del Cristo, come se fosse un secondo misericordioso velo.

Che alla sua vista coprisse l’accesso irruente, di peccaminosa passione.
Unico modo affinché diabolici amanti fra interminabili sospiri raggiungessero.
Con la liberazione di trattenuta energia del corpo una stupenda condivisione.
Qualcuno sospettò che i loro corpi con troppa frequenza si  aggrovigliassero

Quella sfortunata donzella non riuscì per molto a reprimere le sue intense umane passioni,
per questo motivo, la sciagurata passò la sua vita fra sensi di colpa, ricordi piacevoli e umilianti
infiniti inutili e ripetitivi rimpianti e rimorsi in  infinite giornaliere  riflessioni.

®© Mario Italo Fucile


                                       

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