martedì 1 aprile 2014

IL FUMO ACRE DELL’AMORE




Disteso guardo il soffitto, su una branda in parte disfatta,
i miei vitrei occhi fissano astratti la soletta in alto scrostata
 solo in parte ancora imbiancata.

Il mozzicone di sigaretta ormai consumato,
brucia  la mia mano incallita
inspiro avidamente la droga dolciastra che con inganno accorcia la vita
eppure esisteva un tempo in cui ero fiero e stimato,
 un periodo passato, dimenticato.

Espello con forza dalle labbra macchiate il residuo di nebbie dall’amaro sapore,
nella luce diffusa fra le mura di quel vano, trascurato e insicuro,
una strana figura si materializza, vi scorgo il passato mio amore.

Uno stupendo volto di donna mi appare e due occhi lucenti nel chiaroscuro.

Linee del volto a me tanto care, uno sguardo ammiccante,
la bocca carnosa, il suo profumo di fragrante sapone,
Il corpo voluttuoso, in apparenza, al mio sguardo si espone.

Con un sobbalzo mi sollevo dal letto,
e afferro quel volto luminoso e radioso,

Nelle mie mani resta solo dell’aria polverosa
 che odora di muffa.

Era solo una bella ripetuta illusione.

La mente e il mio cuore, nella solitaria notte,
 da sempre hanno fatto  baruffa.

© Mario Fucile


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