mercoledì 23 aprile 2014

LA CINCIALLEGRA NELLA STANZA




Mi arrotolo fra le coperte intiepidite dal calore del corpo, mio stesso.
La pigrizia m’ impedisce di sollevare le membra da quel materasso
Non voglio iniziare una nuova giornata, senza un segnale di serena dolcezza.
So che fra non molto in questa stanza troverò tenerezza.

Da troppo tempo ormai ciò non mi è più stato concesso,
Nemmeno da quel giorno lontano che ho iniziato a cambiare me stesso.
Ho rinunciato a tante grandi e piccole illusorie onnipotenti aspirazioni.
Lasciando spazio a cose più semplici, a piccole belle, utili azioni.

Suona la sveglia, il suo suono stridente è a me ora tanto sgradito.
La cerco con la mano, così alla cieca e la zittisco con un solo dito.
Dal balcone leggermente dischiuso, si spande la luce cacciando il grigiore.
E’ composta di molteplici sfumature e non solo da un unico colore.

Quel taglio iridescente ricolora il mio letto, indica uno spazio, un segno preciso.
Illuminando con chiarezza due soli punti, la mia mano e il mio rugoso viso.
Passo e ripasso le mie paffute dita fra gli ormai pochi canuti capelli.
Mi rammento com’erano a vent’anni, sì erano biondi ,sottili e molto belli.

Fuori la vita è in pieno movimento, si odono voci di operai da capi gestiti.
Di scolaretti, con sgargianti abiti, dalle premurose mamme, vestiti.
Accolti con pazienza nella vicina scuola, da gentili maestre e da bidelli.
Si odono nell’aria inconfondibili soavi cinguettii di svolazzanti minuscoli uccelli.

Sento un lieve fruscio di piccole ali, un sorriso appare sul mio volto assonnato.
So di cosa si tratta, di un uccello di estrema bellezza, un volatile da me molto amato.
Entra sicuro scrutando nell’ombra con i suoi piccoli occhi bruni e lucenti.
Vola nella stanza, fa un giro cozzando fra mobili e oggetti vecchi e cadenti.

Poi segue quella luce in modo sicuro, e cala serena sul dorso della mia mano.
Afferra tranquilla con ambo le zampe, un solo mio dito.
Mi guarda, fissa, i miei occhi e muove il suo corpo, piccolo insieme variegato e colorito.
Sembra quasi felice d’aver per un attimo lasciato quel mondo lontano.

Ora si mi siedo contento cautamente sul bordo del letto.
Non voglio che scappi per paura della luce stonata del lume.
Accarezzo con la mano impacciata il suo capo minuto fiducioso fiero ed eretto.
Oltre al suo piccolo corpo ricoperto di soffici piume.

Dal comodino afferro un biscotto, lo spezzo in mille piccoli pezzi
Li pongo nel palmo della mia mano con delicatezza e senza fare rumore.
È una cinciallegra che ogni giorno viene a trovarmi per allegrare il sofferente mio cuore.
Ormai sa che fin che vivrò l’accudirò come una figlia con tutti i miei mezzi.

®© Mario Italo Fucile

Nessun commento:

Posta un commento