Mi arrotolo fra le coperte intiepidite dal calore del corpo,
mio stesso.
La pigrizia m’ impedisce di sollevare le membra da quel materasso
Non voglio iniziare una nuova giornata, senza un segnale di
serena dolcezza.
So che fra non molto in questa stanza troverò tenerezza.
Da troppo tempo ormai ciò non mi è più stato concesso,
Nemmeno da quel giorno lontano che ho iniziato a cambiare me
stesso.
Ho rinunciato a tante grandi e piccole illusorie onnipotenti
aspirazioni.
Lasciando spazio a cose più semplici, a piccole belle, utili
azioni.
Suona la sveglia, il suo suono stridente è a me ora tanto sgradito.
La cerco con la mano, così alla cieca e la zittisco con un
solo dito.
Dal balcone leggermente dischiuso, si spande la luce cacciando
il grigiore.
E’ composta di molteplici sfumature e non solo da un unico
colore.
Quel taglio iridescente ricolora il mio letto, indica uno
spazio, un segno preciso.
Illuminando con chiarezza due soli punti, la mia mano e il
mio rugoso viso.
Passo e ripasso le mie paffute dita fra gli ormai pochi
canuti capelli.
Mi rammento com’erano a vent’anni, sì erano biondi ,sottili
e molto belli.
Fuori la vita è in pieno movimento, si odono voci di operai da
capi gestiti.
Di scolaretti, con sgargianti abiti, dalle premurose mamme,
vestiti.
Accolti con pazienza nella vicina scuola, da gentili maestre
e da bidelli.
Si odono nell’aria inconfondibili soavi cinguettii di
svolazzanti minuscoli uccelli.
Sento un lieve fruscio di piccole ali, un sorriso appare sul
mio volto assonnato.
So di cosa si tratta, di un uccello di estrema bellezza, un
volatile da me molto amato.
Entra sicuro scrutando nell’ombra con i suoi piccoli occhi
bruni e lucenti.
Vola nella stanza, fa un giro cozzando fra mobili e oggetti vecchi
e cadenti.
Poi segue quella luce in modo sicuro, e cala serena sul
dorso della mia mano.
Afferra tranquilla con ambo le zampe, un solo mio dito.
Mi guarda, fissa, i miei occhi e muove il suo corpo, piccolo
insieme variegato e colorito.
Sembra quasi felice d’aver per un attimo lasciato quel mondo
lontano.
Ora si mi siedo contento cautamente sul bordo del letto.
Non voglio che scappi per paura della luce stonata del lume.
Accarezzo con la mano impacciata il suo capo minuto
fiducioso fiero ed eretto.
Oltre al suo piccolo corpo ricoperto di soffici piume.
Dal comodino afferro un biscotto, lo spezzo in mille piccoli
pezzi
Li pongo nel palmo della mia mano con delicatezza e senza
fare rumore.
È una cinciallegra che ogni giorno viene a trovarmi per
allegrare il sofferente mio cuore.
Ormai sa che fin che vivrò l’accudirò come una figlia con
tutti i miei mezzi.
®© Mario Italo Fucile
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