martedì 1 aprile 2014

LA QUERCIA




Accovacciato sulla riva di un ruscello ricoperto di muschio ,ancora vergine, donna matura,
Nella completezza e trasparenza d’acque incontaminate, scruto con il cuore ferito,
della natura.

Osservo attorno al mio essere irrequieto ogni piccolo particolare della sua figura.
Lo splendore circonda il mio sguardo. Fratello sole, sorella luna, diceva il Santo mio preferito,
Francesco, un uomo semplice che ho sempre amato,
Leggendo e rileggendo i suoi scritti, più di ogni altra scrittura.

Mi fermo ogni sera lungo la strada che porta in alto verso le colline ricoperte di verdeggianti ed eleganti rappresentanti di una flora incontaminata, là dove l’aria si fa più leggera e dove sembra che si salga verso il cielo costellato da stelle raggianti.

Cammino speditamente, essere solitario e pensieroso nelle ore più oscure,
Quando la luna illumina con il suo chiarore, la striscia d’asfalto che lì vi conduce,
Un eden da cui, osservando il cielo stellato, cancello di colpo  le mie profonde paure

E’ durante quelle ore che il pianeta illuminato dal riflesso del sole appare nella sua completezza.
E come se fosse un’elegante signora, si mostra nuda ai miei occhi, vanitosa portatrice di
Sì tanta luminosa e appariscente bellezza

Osservo quell’ovale come se fosse un ridente volto di donna,
Fra ombre e chiarori, mi pare di scorgere un sereno sorriso.
Un invito a camminare ancora più veloce verso la pace il cui nome è Madonna.
 Un sentimento che agogno da troppo tempo, da sempre e ancora dal destino deriso

Come Il fraticello amo anch’io tutta questa stupenda natura,
i suoi abitanti piccoli e grandi esseri ormai dalle insidie e dall’uomo indifesi,
Flora, e fauna di tutte le specie, insetti, animali, fiori e piante di ogni colore e di ogni misura,
Ho paura, so che in loro è rimasto un ricordo, quello di essere nel corpo dilaniati e nell’anima offesi.

Ora sono giunto nel posto da me tanto agognato,
Sono seduto sotto una quercia elegante anche se appare gigantesca.
I suoi rami si aprono imploranti verso il cielo abbracciando tutto il creato.
La brezza notturna la mia faccia rinfresca.

Il ruscello rumoreggia scorrendo fra gli argini di terra battuta
Mi sento sicuro al suo tronco di schiena appoggiato,
Un ruvido pezzo di legno da centinaia  di schegge di legno formato.
Un gigante buono con un centro vitale di forma minuta.

Ma so che all’interno di quella robusta corazza vi è un corpo di un bimbo innocente.
Una linfa vitale che scorre fluida, percorre nel profondo delle strade contorte
Di ogni parte di un ligneo vecchio corpo, oggetto senza cuore ,ma solo in modo apparente.

Avvicino l’orecchio al tronco e l’abbraccio, odo dei battiti sordi, come dei tonfi
Anch’esso ha timore, che alla fine l’avidità dell’uomo ancora una volta trionfi.

Nessun commento:

Posta un commento