martedì 6 maggio 2014

IL FIUME NELLA MIA MENTE




Quanti anni sono passati invano,
l’acqua del fiume è scivolata lenta
Sotto il ponte dalla cui spalletta mi affacciavo.

Un giovane bambino dai biondi capelli, sorridente
Una bicicletta per mano, e nello stomaco niente
Un vecchio pezzo di ferro arrugginito
Con due ruote e un semplice manubrio
Anch’esso ossidato.

L’appoggiavo ad un lampione con la base lavorata
La luce della notte si era da tanto consumata
I raggi del sole baciavano le acque irriverenti,
Quelle di un fiume ancora sonnolento
Nonostante la luce dell'astro 
l'accompagnasse con raggi irridenti.
Caparbio e prepotente, il suo abbagliamento.

Correvano le acque a valle senza un cenno di saluto.
Proseguivano fra gli argini veloci e Indifferenti.
Formavano come dee danzanti nel verde più assoluto,
Disegni arabescati, fluttuanti vortici e perniciose correnti.

Guardavo estasiato, quell’argenteo specchio.
Lo ricordo ancora, come se fosse ora, anche se son vecchio.
Saltavano fuor d’acqua danzando i luccicanti pesci.
Trote, carpe, tinche, animali acquatici alle volte
giganteschi.

Ora quel fiume è arido come lo è il mio cuore.
Non c’è più l’argentea acqua che da monte a valle,
cercava amore.
Morosi felici non si baciano più all’ombra di un calle.

E’ rimasta solo una traccia di fango oramai rinsecchito.
Nessuna forma animale acquatico mi ha più divertito.
Solo liquami percorrono quell’arido fiume
È rimasto pure il lampione anche lui arrugginito.
E le sponde, un dì verdeggianti,  ora invece son diventate brune.


®© Mario Italo Fucile









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