La poesia non è altro che un
cantico d’amore, una nostalgica voglia d’infinita dolcezza.
E’ il grido disperato di chi
ha perso ciò che ritiene la sua unica salvezza
Un’ancora nel burrascoso mare
del dolore.
Sì il verseggiatore è un
naufrago che annaspa fra le onde gigantesche.
Di un oceano pieno solo di grande
amarezza. Le onde lo trascinano lontano verso terrificanti e lontani meandri
che si aprono nella sua mente, abissi profondi e oscuri ….
….In cui si teme costantemente
d’affogare nella solitudine dei giorni più duri…
Il Cantatore nostalgico cerca
con fatica un qualcosa di sicuro e compatibile, alimento e dipendenza, di cui
non riesce più a rinunciare.
Proprio come un pescatore che
adora il suo mondo generoso, quello del mare.
Ma il più delle volte in
maniera sconvolgente e insostenibile.
Una figura conosciuta, una
voce calda, un abbraccio anche se non sincero è meglio di niente…….
Il poeta è una persona che non
vuole muoversi con grazia per imparare
nell’acqua di una piscina, e
neppure fra le onde calme del nostro amare.
Annaspa, muove affannosamente
le braccia e le gambe disperatamente.
Ingoia acqua salata, prega si
dispera chiamando quel nome oramai non più degno,
Ti prego, supplica “ mio
adorato amato carnefice, vienimi presto a salvare”.
Sogna colui che in quel luogo
la condusse con un minuscolo scafo di legno.
Tinto di due soli colori, il
bianco delle nuvole e il blu degli abissi del mare.
Preferisce l’oblio piuttosto
che rammentare così tanto dolore.
Quando sguazzando felice
appoggiata a una ciambella a forma di cuore.
Costui girò la prua e si
diresse verso altri lidi, fingendo di non sentire.
Le grida che dal suo petto
uscivano, dirette in cielo, strazianti,
Non restò altro che con soavi
imploranti frasi d’amor questa sofferenza poter lenire.
Ma lui non ci sente , allora
non si girò, ed ora legge e continua ad
andare avanti.
®© Mario Italo Fucile
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