mercoledì 7 maggio 2014

RAMI D'ACCIAIO





Gelide e ferree braccia afferrano il cielo
chiome di fili ritorti nel nulla
ceramiche goffe, oblunghe dita, le prendono al volo
e il vento soffiando nel cielo trastulla.

Flebili luci diffuse nel buio, di colpo si accendono
fiamme ardono nei bulbi fra filamenti
sono ombre notturne che alla fine si arrendono
e svelano al mondo nuovi tormenti.

Spalle larghe e robuste di rigido e solido acciaio
si ergono in cielo con ponti squadrati
arditi profili ferrosi aggregati nell' intricato vespaio
spuntano in macchie di boschi assai diradati.

Il tronco là in alto è robusto e pure elegante
Raccordansi in vita a solidi fianchi
le cosce di ferro lo rende ancor più imponente
unico piede profondo in ciottoli bianchi.

Fu concepito dall’uomo moderno per dare energia
Colmare la fame di macchine enormi
sfornando freneticamente oggetti con finta allegria
in veloci passaggi obbligati e conformi.

Il verde dei prati composto di faggi e di noci
Con forzata violenza è stato divelto
Sono state create le panche, i quadri e le croci
Che colmano il vuoto nei luoghi di culto.

Ma mai alcun amore potrà nascere ed essere più degno
Sotto una rigida pianta di ferro e cemento
Ciò che in passato per amanti fedeli equivaleva ad un pegno
Non potrà mai più avere un minimo di sentimento.

Non si vedranno più cuori da frecce trafitti, incise nel tronco
Né si farà l’amore su coltri di foglie e di muschio
In luride stanze d’albergo consumeremo un frenetico incontro
Rimpiangendo l’odore di erba di fiori e di vischio.


®© Mario Italo Fucile




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